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ALIAS, 1979

L’attività progettuale di Pluri trova una veicolazione commerciale e produttiva a partire dal 1979, quando Enrico Baleri diventa art director di “Alias”, una società fondata dallo stesso Baleri e Marilisa Decimo, con Carlo Forcolini, già consulente commerciale di De Padova e suo fratello Francesco. Il primo prodotto commercializzato è la sedia “Spaghetti Chair” di Giandomenico Belotti, diventata un’icona del disegno industriale e ancora oggi esposta nei più importanti musei del mondo, tra cui il MoMA di New York. Con Alias, che vede la presenza di Baleri sino al 1983, si potenzia la fase realizzativa e distributiva, attraverso un’attenta attività di marketing e una serie di progetti maggiormente compatibili con i trend di mercato. Ma ciò che caratterizza questa attività editoriale - cioè l’affidamento del ciclo produttivo della realizzazione dei prodotti a ditte diverse, riunite poi sotto lo stesso marchio Alias - è il sistema di veicolazione dell’immagine della società, oltre a una scelta concettuale e stilistica abbastanza precisa, e forse controcorrente rispetto alla tendenza dei primi anni Ottanta. La sensibilità di Enrcio Baleri verso discipline e linguaggi affini al progetto, come quello dell’arte, gli fa intuire le potenzialità insite in quel pubblico, che proprio in quegli anni sta diventando l’arbitro di ogni status symbol: così il luogo di presentazione del progetto cambia, dallo spazio deputato dei saloni e degli showroom alle gallerie d’arte: dal mondo del design a quello più confuso ma in quel momento più “affluente” dell’arte. Il mondo del progetto si apre a incontri con l’architettura: vanno ricordate le mostre allo Studio Marconi omaggio a Giandomenico Belotti e a Mario Botta e all’organizzazione della mostra-incontro dedicata a Norman Forster.Alias è inoltre editore di una serie di grandi serigrafie firmate da Adami, Tadini, Pardi, Spoldi e altri, nate per essere proposte nel mercato dell’arredo. Dall’altro lato, la scelta di uno stile progettuale volutamente legato ai principi informatori della Modernità razionalista, fa di Alias l’unico antagonista di nuova generazione nei confronti del “radical design” che proprio in quegli anni va affermandosi velocemente. I progetti di Alias vivono infatti di una felice ambivalenza tra il rigore ideologico del razionalismo storico - la forma dopo la funzione, la chiarezza della funzione e del materiale, il costo possibile, eccetera... e dall’altra parte qualche concessione a uno spirito del tempo più edonista - il colore del sistema di armadi o, in un progetto non di Baleri, la citazione divertita di “Broomstick”, del manico di scopa come elemento fondante di un sistema d’arredamento, un progetto di Vico Magistretti - e la presenza di stilemi in chiave (“Hi Tech”). Di fatto, nonostante l’ottima visibilità e diffusione di Alias, la riconoscibilità internazionale della società, le sue manifestazioni intellettuali, alcuni problemi di carattere ideologico e di programma convincono Enrico Baleri a dissociarsi dai suoi soci e a lasciare loro la conduzione della società.

Alias quindi costituirà un intermezzo, un momento di passaggio, un’esperienza felice.